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L’ aspetto fisico dei Germani

Tutti noi siamo sempre stati abituati a due tipologie fisiche degli antichi germani: da una parte abbiamo il guerriero selvaggio e stupido armato di clava e ricoperto di pellicce grezze e dalla voce gutturale, dall’altra il guerriero wagneriano, con la lunga barba, i lunghi capelli biondi arruffati, gli elmi con le corna, le cosce nude e la spada al fianco.
Successivamente, con l’avvento del nazismo, ci fu l’equivalenza tra “biondo, occhi azzurri, fisico slanciato, alto e pelle chiara” e “nobile, buono e intelligente”.

Nulla di tutto ciò, ovviamente, è vero. Come erano veramente i germani?

Gli antichi scrittori parlano dei germani come veri giganti, figure colossali: Tacito racconta di immensis corporibus, Velleio di “corpi smisurati” e addirittura Dione Cassio tramanda che i legionari romani dovevano saltare addosso ai germani per ucciderli.
A volte si può leggere che i germani erano alti sette piedi romani, che equivale più o meno a 2 metri e 7 centimetri. Se queste informazioni fossero vere, vuol dire che i loro discendenti si sono rimpiccioliti via via nei secoli.

Ovviamente all’epoca, come capita anche adesso, c’erano uomini di altezze spaventose: Maroboduo dei Marcomanni, Segeste, Teutobodo, che durante il corteo trionfale di Mario si dice che superasse le insegne della vittoria, oppure il re Odoacre che doveva chinarsi quando entrava in una casa. Ma non tutti erano così tanto alti.
Bisogna capire che l’altezza germanica è direttamente proporzionale al numero di nemici e di morti che i romani fanno nelle battaglie: vincere avversari più alti accresce il piacere della vittoria.

Grazie ai cadaveri trovati nelle torbiere, possiamo stimare per i germani un’altezza media di circa 1,72 metri. Non paiono creature così gigantesche.

Altro aspetto che i romani ci tramandano è quello dalla violenza e forza fisica dei germani. Essi sono descritti come uomini dalla forza “terrificante”. Anche le pietre tombali rinvenute vicino al Reno ce lo confermano: in esse sono raffigurati germani con fisici ben piantati, spalle larghe i fianchi stretti. Anche i corpi ritrovati nelle torbiere ci mostrano germani con il fisico da atleta, tanto che furono ottimi e molto richiesti gladiatori.

Plutarco ci racconta che i germani stavano nella neve con i corpi nudi, scalavano le montagne tra nevi e ghiacci, trasportavano sulla schiena alberi e zolle di terreno per deviare il corso di un fiume e con gli scudi cercavano di arrestare le acque di un torrente.
Questi corpi forti ed enormi nulla potevano, però, contro le continue malattie a cui erano sottoposti. I cadaveri ritrovati ci hanno mostrato che i germani soffrivano di reumatismi, carie, artrite deformante, spondilite (un’infiammazione delle vertebre che porta anche a deformazioni), gotta, reumi e l’ernia al disco. Oltre a tutto questo bisogna aggiungere una dieta povera di vitamine e lunghi periodi di fame. Non ci si deve stupire se la vita media di un germano era di soli 35/40 anni.

I romani si stupivano della loro altezza, della loro forza e anche dei loro capelli biondi o rossi. I romani, e soprattutto le matrone romane, adoravano il biondo e il rossiccio dei capelli delle donne germaniche e ben presto l’esportazione di capelli biondi costituì per secoli la maggior ricchezza dei popoli germanici. I cadaveri delle torbiere ci mostrano, assieme a quelli ancora più antichi, che effettivamente i germani avevano i capelli biondi, fini e morbidi come la seta.
Essi avevano anche moltissima cura dei loro capelli, come nessun altro popolo. Se li pettinavano spessissimo, tanto che avevano pettini decorati quasi di più delle loro spade ed erano anche messi nel corredo funebre di un morto o disegnati nelle pietre tombali.

Presso i germani la donna distinta portava i capelli lunghi e ondeggianti, con la scriminatura nel mezzo. Gli uomini, invece portavano i capelli lunghi fino alle spalle, segno di virilità e libertà (agli schiavi e alle persone che avevano perso l’onore venivano rasati a zero). In battaglia, però, questi lunghissimi capelli veniva raccolti in un nodo, spesso nel lato destro della testa, detto “nodo suebo”.

E’ caratteristico dei suebi portare i capelli pettinati da una parte e legarli con un nodo. […] Anche presso altri popoli si nota questo costume, forse perché sono imparentati con i suebi, oppure solo, come accade spesso, per imitazione.” (Tacito).

Ovviamente non tutti i germani erano biondi o rossicci. Alcuni erano anche scuri, perché erano usati alcuni nomignoli per indicare i capelli scuri: brûnas, brûnos, brûnings. A parte questo, a conferma della presenza di persona con i capelli scuri, vi sono i ritrovamenti di prodotti per schiarire i capelli. Uno era fatto di grasso di capra, cenere di faggio e altre piante, l’altro era una mescolanza di sego di montone, ranno e calce viva. Sembra strano ma questo prodotto era più usato dagli uomini che dalle donne, perché il guerriero voleva essere uguale dai suoi compagni durante la battaglia, per essere meno riconoscibile.
Furono trovati anche moltissimi rasoi e pinzette, che ci indicano che i germani avevano anche una grande cura della barba.

Altro particolare di interesse che ci viene riferito dai romani è lo sguardo del guerriero germanico: il loro sguardo era terrificante e selvaggio che nessuno poteva sostenerlo. Dato che non lo avevano detto per nessuno degli altri popoli che avevano incontrato (celti, greci, persiani, etc…) deve essere un fatto molto particolare. La spiegazione è una sola. L’iride degli occhi dei germani era molto particolare: il suo colore andava dal grigio chiaro, fino al grigio-azzurro passando per  l’azzurro intenso. Il nero della pupilla e il fatto che questa si dilati a seconda dei moti dell’animo creano un contrasto così profondo con il chiaro dell’iride, che, per esempio durante l’ira, l’occhio acquista quella particolare espressione terrificante e selvaggia. E dato che romani videro i germani solo durante le guerra, ecco il perché di questi aggettivi.

Tacito ci descrive i germani come persone che giravano mezze nude e ricoperte di pellicce. Questo però, stranamente, è una notizia falsa. Tacito ci riporta quello che gli hanno riferito i soldati romani che avevano combattuto contro di loro. Nel mezzo della battaglia, molto spesso, i germani si toglievano i vestiti, per provocare il nemico e dimostrare il loro disprezzo per la morte. Se vivessero davvero così, sarebbero stati destinati a un lento suicidio, dato che gli inverni all’epoca erano molto più rigidi dei nostri: in febbraio il Reno era ancora ghiacciato e ad aprile vi era ancora la neve per terra. Indossavano, certamente, pelli di animale, ma erano perfettamente lavorate, non grezze. Erano ottimi produttori di pellicce, abiti che si portavano con il pelo verso l’esterno, per proteggersi dal freddo e dalle intemperie.
I poveri avevano pelli di pecora, mentre i più abbienti usavano pelli di caprioli, cervi, conigli, volpi ed ermellino.

Il vestito dei morti ci mostrano come erano vestiti i germani e le donne. La lana era di pecora. Veniva tagliata, pulita, lavorata tutta a mano ed era per questo un lavoro lunghissimo e il prodotto finale era molto prezioso. La lana veniva lavorata in moltissimi capi di abbigliamento.
Le donne vengono raffigurate in abito lungo, spesso senza maniche, trattenuto sotto il petto o in vita. Gli uomini portavano una tunica, pantaloni e mantello. La tunica, stretta in vita da una cintura, poteva arrivare ai fianchi o alle cosce. Le scarpe in pelle erano allacciate con strisce di cuoio, ma forse non tutti potevano permettersele. I pantaloni, di solito lunghi, terminavano a volte con delle coperture per i piedi,ma ne esistevano anche un tipo più corto che arrivava alle ginocchia.

Oltre alla lana, i più abbienti usavano il lino, tessuto molto ricercato e segno di distinzione sociale.
I tessuti di lino o di lana venivano lasciati con il loro colore naturale oppure venivano colorati con pigmenti naturali: l’azzurro lucente del mirtillo, il giallo della ginestra e il rosso scuro della malva, solo per citarne qualcuno.

Interessante è stata la scoperta di un capo di abbigliamento “moderno”: la minigonna. Le ragazze la usavano nella stagione calda ed era fatta con strisce di lana orlate ai bordi e stretta attorno ai fianchi.
Altro che selvagge popolazioni.

Bibliografia:
S. Fischer-Fabian, I Germani, Garzanti.
Malcolm Todd, I Germani dalla Tarda Repubblica alla caduta dell’Impero Romano.
Herwig Wolfram, I Germani, Il Mulino.